Follia inizia così:
“Le storie d’amore catastrofiche contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da molti anni. Si tratta di relazioni la cui durata e la cui intensità differiscono sensibilmente, ma che tendono ad attraversare fasi molto simili: riconoscimento, identificazione, organizzazione, struttura, complicazione, e così via. La storia di Stella Raphael è una delle più tristi che io conosca. Stella era una donna profondamente frustrata, che subì le prevedibili conseguenze di una lunga negazione e crollò di fronte a una tentazione improvvisa e soverchiante. Come se non bastasse, era una romantica. Traspose la sua esperienza con Edgar Stark sul piano del melodramma, facendone la storia di due amanti maledetti che sfidano il disprezzo del mondo in nome di una grande passione. È stata una vicenda il cui corso ha distrutto quattro vite, eppure Stella, ammesso che abbia mai provato qualche rimorso, è rimasta fedele alle sue illusioni fino alla fine.”
Questo è Follia: una cronaca dettagliata e scrupolosa di un’ossessione.
Follia è la storia di Stella, donna affascinante e intelligente, moglie di uno psichiatra di successo e madre di Charlie, un bambino come tanti.
Seguendo il marito nei sobborghi di Londra per il suo nuovo incarico da vicedirettore presso un antico manicomio criminale in stile vittoriano, Stella, che vive giornate tediose e ripetitive, imprigionata in un matrimonio glaciale senza passione, durante un ballo organizzato dalla struttura psichiatrica incontra Edgar Stark. Un gesto di intimità è sufficiente a far scattare la scintilla che porterà Stella a vivere con incontrollabile passione la relazione d’amore che suo marito, incolore e insapore non era stato in grado di offrirle. Stella riscopre il desiderio, la comprensione, la complicità che da subito le sconvolge i sensi e senza che possa riuscire ad accorgersene il bisogno di Edgar diventa sempre più morboso, una furia inarrestabile capace di sconvolgere qualsiasi equilibrio emotivo.
Non una storia d’amore
Fin qui potrebbe sembrare una storia come tante se non fosse che Edgar Stark è un ricoverato in semilibertà. Emblema del bello e dannato, dotato di forte carisma, criptico e indecifrabile a causa dei suoi evidenti disturbi, Edgar è uno scultore che, dopo aver ucciso la moglie, è stato dichiarato affetto da infermità mentale.
“Dopotutto era un artista, e in ogni artista si annida un bambino sperduto e indifeso.”
Tra Edgar e Stella nasce in un primo momento un’amicizia, ma pian piano tra i due esplode una passione prorompente e inarrestabile. Basta un ballo, un gesto d’intimità per sprofondare nell’abisso.
L’ amore si fa morboso e monopolizzante distruggendo tutto quello che incontra. Fuori da ogni ragione si nutre di irrazionalità, l’irrazionalità con cui Stella imparerà a convivere.
Follia e nessun giudizio
Il lettore seguirà il folle rapporto extraconiugale, perno dell’intera vicenda, dalle parole di Peter, psichiatra collega del marito e amico di famiglia. Il suo punto di vista non può che essere asettico, clinico senza eccessi emotivi, giudizi morali o empatia.
È con questo spirito che le parole, i pensieri e le azioni di Stella vengono elaborate, esaminate, previste, calcolate e studiate.
Follia è una parabola discendente, una pazza corsa verso un precipizio. Il lettore resta avviluppato nelle vicende incapace di reagire, di giudicare e talvolta di comprendere. Può solo lasciarsi attraversare dai vari stadi del dramma.
Una donna fedifraga che abbandona un marito e un figlio per un malato mentale che ha ucciso in modo estremamente violento la moglie, dovrebbe inorridire la moralità del lettore e invece l’unico sentimento che riesce a trasmettere è al massimo irritazione, la stessa irritazione che ci ricorda Madame Bovary, rimanendo alla stessa stregua della sua antesignana un’eroina dal fascino imperscrutabile.
Una riduzione all’essenziale
L’adulterio di Stella con un “folle”, paziente della clinica dove lavora il marito , reo di aver assassinato la propria moglie, scatena complicazioni insormontabili rese da una forte tensione narrativa. Così la scrittura di McGrath si fa scorrevole, trasparente ed essenziale esattamente come le descrizioni degli esterni pedissequamente allineati agli stati d’animo della protagonista. A volte sembra quasi di sentirla, l’aria plumbea, immobile, densa e umida che scende sul giardino con vista sul manicomio criminale.
Follia è un’opera immortale: si potrebbe leggere mille volte scoprendo sempre sfumature nuove e avendo sempre l’impressione di aver lasciato qualcosa di non compreso del tutto. Follia travolge per la sua turbinante irrazionalità che in lotta perenne con la razionalità e la certezza della scienza medica , sposta sempre più in là, il già labile confine tra giusto e sbagliato. Una tempesta emotiva che tiene incollati pagina dopo pagina per poi obbligare ad una rincuorante riflessione: “Povera Stella… A me non succederebbe mai…”
Ma siamo davvero sicuri?
PATRICK MCGRATH
Patrick McGrath nasce Londra nel 1950 e cresce vicino al manicomio criminale nel quale lavorava il padre psichiatra. Ha vissuto poi in diverse parti del Nord America, su un’isola del Pacifico ed attualmente risiede a New York. Ha esordito nel 1989 con Grottesco. Oltre a Follia (1996) ricordiamo tra le altre opere: Martha Peake (2000), Trauma (2007), La lampada diavolo (2021). Il successo delle sue opere è testimoniato dalle numerose trasposizione cinematografiche che ne se sono seguite.