Emmanuel Carrère, scrittore prestato al cinema come sceneggiatore e talvolta come regista, è il figlio della storica e russologa francese Hélène Carrère d’Encausse, che gli ha trasmesso lo smodato amore per la letteratura. La Russia è un luogo spesso presente nelle opere di Carrère, tanto che il suo più grande successo è Limonov, una biografia romanzata di Eduard Limonov.

Punk, politico, scrittore e dissidente russo, Eduard Limonov ha vissuto in Europa e Usa, per poi tornare in patria e diventare un oppositore di Putin, oltre che un fervente rappresentante del partito nazionalista.

Anche La vita come un romanzo russoinizia come un viaggio nella patria del nonno, alla ricerca di un passato nascosto da tutta la famiglia materna. 

Il rapporto con le fidanzate e la famiglia emerge spesso nei romanzi, come in Vite che non sono la mia, dove racconta la malattia e la morte della cognata malata di cancro. Ma ovviamente, anche in questo caso, la quotidianità tragica dell’autore si intreccia a un altro evento altrettanto drammatico: lo tsunami del Natale 2004 in Sri Lanka, paese in cui lo scrittore era in vacanza proprio con la compagna.

Se si prendesse in esame la quasi totalità della produzione di Carrère, si capirebbe quanto tutte queste opere siano in realtà collegate l’una all’altra, rivisitando gli stessi argomenti, tradendone gli insegnamenti, evocandoli oppure rifiutandoli ferocemente. Giocando con i moduli narrativi della fiction, del romanzo e della saggistica Emmanuel Carrère obbliga  il lettore a riflettere su se stesso, il tutto intriso di un fedele nichilismo che però non porta a rassegnazione.

Emmanuel Carrère: studi e narrativa

Fratello del medico, giornalista e conduttrice televisiva Marina Carrère d’Encausse, si diploma all’Institut d’études politiques di Parigi nel 1979. Per due anni, dal 1980 al 1982, si trasferisce a Surabaya, in Indonesia, dove lavora con una cooperazione internazionale, insegnando francese.

L’opera di Carrère è stata tradotta in Italia dal 1996 al 2011 per l’Editore Einaudi, che ne pubblicò cinque titoli senza grande seguito.

Nel 2012 Adelphi ripubblicò l’opera di Carrère con la biografia del controverso personaggio Limonov, finalmente bestseller di vendite. Il successo ottenuto dette avvio alla riedizione delle opere precedenti, oltreché dei nuovi libri.

  • Bravura (Bravoure, 1984), Marcos y Marcos, 1991.
  • I baffi (La Moustache, 1986), Roma, Theoria, 1987. – trad. G. Civiletti, Collana I grandi tascabili n. 715, Bompiani, Milano, 2000
  • Fuori tiro (Hors d’atteinte, 1988), traduzione di Antonella Viola, Roma, Theoria, 1989.
  • La settimana bianca (La Classe de neige, 1995), traduzione di Paola Gallo, Collana I Coralli n. 47, Einaudi, 1996
  • L’avversario (L’adversaire) (2000), trad. Eliana Vicari Fabris, Collana I Coralli n. 139, Einaudi, Torino, 2000; Collana Einaudi Tascabili n.979, Torino, 2002
  • Facciamo un gioco (L’usage du monde) (2002), trad. Paola Gallo, Collana L’Arcipelago n. 41, Einaudi, Torino, 2004.
  • La vita come un romanzo russo (Un roman russe) (2007), trad. Margherita Botto, Collana I Coralli, Einaudi, 2009. 
  • Vite che non sono la mia (D’autres vies que la mienne) (2009), trad. Maurizia Balmelli, Collana Supercoralli, Einaudi, Torino, 2011. 
  • Limonov (biografia romanzata di Ėduard Limonov), traduzione di Francesco Bergamasco, Collana Fabula, Milano, Adelphi, 2012, 
  • Yoga, traduzione di Lorenza Di Lella e Francesca Scala, Collana Fabula, Milano, Adelphi, 2021

 Carrère e cinema

 
Debutta inizialmente come critico cinematografico per la rivista POSITIF e per il settimanale TÈLÈRAMA. 

Il suo primo libro sarà un saggio su Werner Herzog, uscito nel 1982, ma la carriera di romanziere comincia con “L’ami du jaguar” (1983), cui seguirà “Bravura”. 

Nel 1986, arriva “I baffi”, osannato dalla critica francese e anglofona. Sarà poi la volta di “Fuori tiro” (1988), “La settimana bianca” (1995) e “L’avversario”, quest’ultimo basato sul terribile caso di Jean-Claude Romand, criminale francese che aveva finto di essere un medico dell’OMS fino a quando, strangolato dai debiti, sterminò la sua famiglia.
Negli anni Novanta, comincia a lavorare come sceneggiatore, adattando non solo i suoi stessi romanzi, ma anche quelli di altri autori.
Il primo romanzo a essere trasposto cinematograficamente è “La settimana bianca”, nel 1998, con il titolo La classe de neige, in cui Carrère racconta la storia di un ragazzino che, durante una settimana bianca con la sua scuola, rimane suggestionato dalla sparizione di un bambino.
Firmerà poi lo script di Lo strano caso del Signor Kappa (2001) di Fabrizio Lori con Orso Maria Guerrini e Adriana Russo. Lo strano caso del Signor Kappa narra la kafkiana storia di un alto dirigente di una prestigiosa banca milanese, accusato di un non ben precisato crimine. L’anno seguente, sarà Nicole Garcia a dirigere Daniel Auteuil, François Cluzet ed Emmanuelle Devos in L’avversario, tratto dal suo best-seller.

Torna alla letteratura con “Facciamo un gioco” (2002) e “La vita come un romanzo russo” (2007), accompagnati dai già citati “Vite che non sono la mia” (2009) e “Limonov”, che ottiene il Prix Renaudot.

Intanto, nel 2003, arriva la direzione del documentario Ritorno a Kotelnitch, in cui utilizza i materiali audiovisivi di tre dei suoi viaggi a Kotelnich, una piccola città a 800 km da Mosca. 

Il suo primo film a soggetto è invece L’amore sospetto (2005), tratto dal suo “I baffi”, dove un uomo entra in crisi d’identità dopo essersi tagliato un paio di baffi che portava da decenni e che tutti giurano invece non aver mai visto sul suo volto. Ricevendo i plausi della critica per l’originalità, Carrère diventa un esperto nel maneggiare stati d’animo paranoici e, ancora una volta, sull’indagine dell’identità.
Nel 2010, viene scelto come membro della giuria al Festival di Cannes, allora presieduta da Tim Burton. 
Ultimi arrivati sul grande schermo, Tutti i nostri desideri, del quale firma il soggetto, e la regia di Tra due mondi (2021), su una scrittrice che si finge una donna delle pulizie su un traghetto.

Vita privata
Dopo svariate storie sentimentali, Emmanuel Carrère è stato sposato fino al 2020 con la giornalista Hélène Devynck, dalla quale ha avuto una figlia: Jeanne. Affetto da una severa forma di depressione, ha trattato i suoi disturbi psichiatrici all’interno del romanzo “Yoga”.