“Marabecca” prende il titolo dal nome di una creatura della tradizione siciliana: la marabbecca, una figura leggendaria dalle sembianze femminili che si nasconde nei pozzi, pronta a trascinare nell’oscurità chiunque si avvicinarsi.

La marabbecca. Una donna fatta di buio, che dal buio emerge per trasformare in buio anche te. Me la ricordo da un libro di leggende di mio padre. Un vecchio libro rosso con il dorso spolpato dalle tarme. Mio padre lo donò al mio asilo insieme ad altri, perché ogni anno si liberava di una trentina di libri invenduti. La storia della marabbecca mi faceva paura. La immaginavo informe, come un’ombra. La inventarono le madri contadine per impedire ai figli di cadere nei pozzi: era lì che viveva, nera nel nero, in silenzio, in attesa di vita, di un corpo da annientare.

Attraverso il vortice asfissiante della relazione che unisce Clotilde, Igor e Angelica in una Sicilia pesante e oppressa dall’afa, la marabbecca  indaga sull’animo umano, sull’inconscio, sul male e sui rapporti di forza.

 

LA MARABBECCA: TRAMA

Clotilde, protagonista e voce narrante si ritrova in seguito a un incidente stradale in auto, in una stanzetta d’ospedale, con “la carne di cavallo che frigge intrisa di spezie sotto il sole fino a farsi gommosa”. Clotilde sta insieme a Igor  da tre anni quando, in un pomeriggio di fine estate, lei, tra gli scaffali di un piccolo e fatiscente supermercato decide di chiudere la relazione.  Mentre viaggiano verso casa, sul lungomare di Catania, un incidente d’auto li catapulta fuori strada: lei subisce ferite al braccio, mentre lui finisce in coma.

Il periodo di convalescenza nella stanza di una clinica privata, offre a Clotilde la possibilità di riflettere sulla sua relazione con Igor, un uomo violento e manipolatore con “il volto segnato dal troppo pensiero” e con una “bruttezza che aveva il fascino oscuro, ossuto di cripte e di silenzi monacali”.

L’incipit racchiude la conclusione a cui è arrivata Clotilde :”La morte di Igor mi rese felice”.

La morte di Igor mi rese felice. Lo amavo da tre anni. Lo amavo come amano i cani. Sdraiata sull’asfalto, ferita, lo cercai con gli occhi tra i cespugli di grevillea arsi dal sole. La luce estiva faceva brillare le lamiere sfondate dell’auto. (p.11)

La ragazza, analizzando la sua relazione, realizza che Igor l’ha trasformata in una “fidanzata docile e premurosa”e arriva a sperare che Igor non riprenda più conoscenza. Un giorno, inaspettatamente, riceve la visita di Angelica, la ragazza che ha causato l’incidente. Clotilde rimane affascinata dalla presenza radiosa di questa giovane studentessa di Ornitologia e inizia a credere che sia possibile iniziare una nuova vita dimenticandosi del passato. Tuttavia, il risveglio di Igor dal coma mette fine a questo sogno.

Igor ha subito una forte lesione cerebrale che lo ha reso un bambino bisognoso di attenzioni, ma non lo ha privato della sua indole violenta. Clotilde, travolta dai sensi di colpa e da una nuova forma di amore per quell’uomo così fragile e indifeso, decide di portarlo a vivere con lei nella casa di Angelica.

Mentre tentano di costruire una nuova routine per la loro vita insieme, la marabbecca che si nasconde dentro Clotilde trascinerà Angelica e Igor nell’oscurità.

La marabbecca è come sprofondare in un buco nero

In “Marabbecca”, ultimo romanzo di Viola Di Grado, tutto sembra perdersi fino affondare. La copertina sa di naufragio e  la donna di spalle con la testa spettinata dentro una gabbia è un relitto ammassato dalle onde del mare.

Il lettore entra dentro un labirinto dove nulla è come appare, dove non capisce se la marabbecca è fuori dal pozzo o è lui , il lettore stesso a esserci finito dentro. E chi è la marebbecca? Angelica, la giovane ventenne tutta feste e lustrini o Clotilde, la protagonista con il braccio rotto e il cuore spezzato? Oppure la marabbecca è Catania, la città nera come la lava o la Sicilia, l’isola che imprigiona.

Il libro è un’alternanza irregolare di personaggi patologici che si alternano. L’odio di Clotilde verso la madre, le amiche il mondo è un qualcosa che in lei è vivo ed è senza spiegazione e come tale viene ineluttabilmente accettato. È lo stesso incrollabile odio che così come la lascia vivere una relazione tossica con Igor, allo stesso modo la porta ad andare a vivere con Angelica, portandosi dietro un povero ebete che necessita di ogni attenzione.

A trentacinque anni devi intervenire tempestivamente. Devi strapparti il cuore se ami la persona sbagliata. Io amavo Igor. Amavo Igor da tre anni. Lo amavo come amano i cani. Amavo Igor e lo avevo lasciato»

In ogni caso, da qualsiasi lato la si guardi, la marabbecca non lascia scampo e d’altronde leggendo un libro di Viola Di Grado non si può certo pensare di rimanere gli stessi di prima.

Sicilia vera protagonista

Al di là dei personaggi, la protagonista indiscussa del romanzo è la Sicilia che “forza il concetto di vita, lo porta allo sfinimento, a marcire troppo presto”. E qui dove regna la “luce calda e dolente” irrompe la figura demoniaca della “marabbecca”, una donna fatta di buio capace di trasformare tutto in buio. La marabbecca simbolo  del folklore siciliano, dell’oscurità e delle insidie dell’inconscio, ci prende per mano portandoci sempre più in profondità nei meandri dell’incontrollabile, abissi illuminati soltanto dalla luce abbagliante della scrittura di Viola Di Grado sempre più in profondità nei meandri oscuri dell’inconscio illuminati soltanto dalla potente e abbagliante luce della scrittura di Viola Di Grado.

“Marabbeca” un romanzo dai livelli indecifrabili

“Marabbecca” si contraddistingue per essere un romanzo dai molteplici livelli di lettura. Sospesi fra ciò che è raccontato e ciò che possiamo solo immaginare e sentire, scopriamo tutto ciò che si cela dietro la relazione che lega Clotilde e Igor.  Sono i silenzi che danno peso alle parole. E inevitabilmente  siamo costretti a domandarci quante volte abbiamo assistito a legami asfissianti, patologici, come quello di cui stiamo leggendo. Amori tanto perfetti e desiderabili in superficie quanto opprimenti e intollerabili nella realtà.