Banana Yoshimoto esordisce nel 1988 in Giappone con Kitchen, romanzo che sarà tradotto in Italia nel 1991. Kitchen include tre parti Kitchen e Plenilunio (Kitchen 2) e il racconto Moonlight Shadow , tesi di laurea dell’autrice, con cui ha vinto il premio di facoltà della Università del Giappone (Nihon Daigaku).
Ruotando attorno alla perdita , sia Kitchen che Moonlight Shadow rappresentano i paradossi della vita. La storia di Mikage Sakurai, Eriko e Yuichi si intreccia con la storia di Satsuki, Hitoshi e Hiiragi, due narrazioni che navigano nel mondo attraverso l’amore, la perdita, la disperazione, la volontà di vivere e la stessa mancanza di essa. Anche se superficialmente le storie sembrano irrealistiche come qualsiasi romanzo di Haruki Murakami, il divario tra reale e non reale non è percepibile.
Kitchen e tutto è calma
Dimenticatevi della frenesia occidentale: in Kitchen tutto è calma, tutto è introspezione.
La storia parla della giovane Mikage Sakurai, ragazza orfana di madre e padre che ha sempre vissuto con sua nonna. Appassionata di cucina e amante delle cucine in generale, per lei emblema della vita familiare vissuta, si trova all’improvviso sola dopo la morte dell’anziana. Yuichi, collega universitario e fioraio di fiducia della nonna, e Eriko Tanabe madre di Yuichi, resteranno accanto a Mikage.
La famiglia la accoglierà, rispettandone i tempi e il lutto, alleviandone il dolore con comprensione e vivacità. Eriko diventerà una figura materna per Mikage. Eriko, esuberante, irriverente e al contempo profonda e ambigua, in realtà, è il padre di Yuichi: dopo la morte della madre del ragazzo, l’uomo decide infatti di cambiare sesso, in modo da non far mancare una figura materna al figlio. Eriko riesce a ricoprire, al contempo, il ruolo di padre e di madre. La classica suddivisione dei ruoli familiari tipica della società patriarcale viene rovesciata e riunita in un solo personaggio, essenza di uomo e donna: la bellezza, la maternità, la fragilità e la sensibilità della donna accompagnano la tenacia, la forza e la capacità di provvedere alla famiglia dell’uomo.
Banana Yoshimoto: il cibo come come cura
Quando Yuichi chiede a Mikage “Scegli una stanza, poi saprò che tipo di persona sei”, quest’ultima sceglie la cucina. Banana Yoshimoto usa il cibo come motivo per parlare del bisogno d’amore. Nella disperazione, una persona perde l’appetito, mentre innamorata si gode il cibo a suo piacimento. Così, Mikage, dopo aver perso la nonna, l’unico affetto che aveva, si rifugia in cucina.
Cucinare diventa un’arte che tiene insieme le persone. La sua vicinanza con Eriko inizia con la sua richiesta di preparare del cibo per lei e Yuichi. Il cibo diventa una distrazione e alla fine un salvatore quando Mikage si reca da Yuichi con un cestino del pranzo per confortarlo e ricordargli che devono vivere, se non per il mondo che non sembra prestare attenzione alla loro disperazione, ma per loro stessi.
Kitchen e la morte
Kitchen è una delicata riflessione sulla morte e sulle conseguenze intrinseche che porta nella vita delle persone: il cambiamento, lo scorrere del tempo, l’abituarsi all’assenza di chi abbiamo sempre amato e che adesso non c’è più. Banana Yoshimoto parla con delicatezza della capacità dell’animo umano di adeguarsi alle tragedie, di trovare la forza di dire “basta con la sofferenza, andiamo avanti”.Presentando la morte come un fatto della vita, l’autrice riesce a creare una conversazione sulla perdita . È sempre difficile perdere qualcuno che amiamo, ma la perdita non è sotto il nostro controllo, non dipende da noi. Dobbiamo accettarla.
Banana Yoshimoto: il ritorno
“Vorrei che questo romanzo riuscisse a illuminare anche le tenebre più oscure”
Il 2 settembre è arrivato in Italia Su un letto di fiori, l’ultimo libro di Banana Yoshimoto. Il romanzo è stato pubblicato in Giappone nel 2013, poco dopo la morte del padre.
“Tra tutti i personaggi che ho creato, Miki, la protagonista di questa storia, è quella che suscita in me la maggior tenerezza. Questo romanzo, invece, è forse il più triste. E forse è anche il più spensierato”.
Su un letto di fiori tra amore e speranza
Protagonista del nuovo romanzo è Miki. Essendo stata abbandonata, neonata, su una spiaggia su un letto di alghe wakame, si sente diversa e non riesce ad avere amici. Nonostante non ci siano legami di sangue con gli Ohira, la famiglia adottiva, la bambina crescerà circondata da un amore incondizionato, nel bed and breakfast di famiglia: un piccolo angolo d’Inghilterra in un paesino giapponese a strapiombo sul mare. In questo luogo crescerà lontano dalla frenesia e dai turbamenti ai quali siamo siamo abituati, concentrandosi su ciò che è più importante nella vita: gli affetti. Poi, la sua esistenza fino a quel momento così tranquilla, da sembrare banale, viene “scossa” da alcuni misteri.
Attraverso una trama semplice Banana Yoshimoto sussurra all’orecchio parole di speranza.
“La nostra vita va avanti in compagnia di coloro che abbiamo perso”.
I lutti, che non sono mancati nella sua breve esistenza, non hanno gettato oscurità nel suo cuore. Ed è così che la ragazza custodisce nel suo animo i ricordi del nonno, una figura misteriosa che sembrava avere qualche potere magico, e dello zio Akio.
“Non potevo impedire alla gente di fare certi pensieri: è tipico degli esseri umani. Non valeva la pena rettificare ogni cosa. Vivere su un letto di fiori non è sempre facile, è una scelta come tante, e una volta che la si è fatta inevitabilmente ci si espone alle critiche”.
La vita non è poi così semplice per Miki: nel paese in cui cresce viene etichettata come strana, superficiale e persino approfittatrice.
Vivere su un letto di fiori, espressione che da il titolo al romanzo, è uno degli insegnamenti che il nonno tramanda a Miki. Nonostante l’isolamento, le perdite e l’abbandono la ragazza conosce il valore della felicità e questo le permette di vivere una vita piena e spensierata.
Su un letto di fiori è una lettura apparentemente leggera, che ci accompagna in un luogo magico, ma pagina dopo pagina, ci aiuta a scorgere tra le pieghe della vita cosa effettivamente potrebbe portarci a un qualcosa di molto vicino alla felicità.
Forse il segreto è proprio sotto i nostri occhi… forse basterebbe vivere su un letto di fiori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA