Il colibrì di Sandro Veronesi inizia con una fine che si traduce in sospensione.
La storia ha inizio in un giornata di ottobre del 1999, a Roma. Poche parole…”mi dispiace dirglielo, dottor Carrera, ma il suo matrimonio è finito da un pezzo “
È la vita di Marco Carrera, il colibrì, piccolo, aggraziato, da sempre fermo nello stesso luogo mentre gli avvenimenti gli piombano addosso: una vita, quella del protagonista, fatta di sofferenza e di una indecifrabile resilienza.
Il colibri
Il colibrì è tra gli uccelli più piccoli al mondo; ha la capacità di rimanere quasi immobile, a mezz’aria, grazie a un frenetico e rapidissimo battito alare (dai 12 agli 80 battiti al secondo).
La sua apparente immobilità è frutto piuttosto di un lavoro vorticoso, che gli consente anche, oltre alla stasi assoluta, prodezze di volo inimmaginabili per altri uccelli.
Il colibrì è Marco Carrera, protagonista del romanzo vincitore del Premio Strega 2020.
Marco Carrera
Il protagonista, Marco Carrera, attraversa le vicissitudini della vita con un senso interiore di fermezza, di pacatezza, almeno in apparenza.
Anche Marco esattamente come il colibrì, gode del talento di un’immobilità piena di movimenti in direzione opposta per cercare di mantenere ferma una pozione di apparente tranquillità, di felicità.Cerca di resistere, rifiutando qualsiasi tipo di cambiamento, cercando di rimanere immobile.Attorno a lui tutto muta, tutto si trasforma di continuo, ma Marco resta fedele alla sua città, alla sua casa, alle sue abitudini.
Nel suo limite è racchiusa proprio la sua grandezza: la resilienza, la capacità di affrontare ogni circostanza senza esserne sopraffatto.
Attraverso l’alternanza di piani temporali, lettere, email, chat Whatsapp, testi di interventi a convegni, inventari di oggetti, viene raccontata la vita di Marco Carrera.
Una vita come tante ma, proprio per questo, diversa da tutte le altre.
Una vita attraversata da profondissimi lutti, segnata dall’appartenenza a una famiglia disfunzionale, solcata da un unico amore impossibile, reso eterno proprio dalla sua incapacità di realizzarsi.
Il colibrì e l’inevitabile fluire della vita
I cambiamenti della vita di Marco ci sono, e sono urti violentissimi, dolori che sfondano il cuore, alcuni accettati perché parte dell’esistenza, altri troppo grandi, anche per avere un nome capace di definirli.
Tutto accade per uno scopo, siano essi dolori che amori e tutto improvvisamente trova un senso. La vita così apparentemente ostile, si illumina e alimenta la speranza di un destino che anche lui può contribuire a rendere migliore.
C’è la speranza che le generazioni del futuro possano salvare il mondo e affrancarsi dagli errori di chi le ha precedute.Tutto, all’ improvviso, diventa chiaro, il dolore ha creato il nuovo mondo, i ricordi, il passato, il futuro, e lei, Miraijin, il nuovo, cui affidarsi ed abbandonarsi per sempre, per liberarsi dalla sofferenza.
Sopravvivere alla vita
Il colibrì di Sandro Veronesi salva tutti dal vittimismo. Un libro non consolatorio, ma pieno di un’umanità forte e autentica: un inno alla vita intera che comprende tutto, gioie e dolori e ci porta verso la speranza di un futuro migliore.
Marco vorrebbe solo chiudere gli occhi e smettere di respirare ma non lo fa, trova sempre la forza di fare un altro passo, o meglio, di restare fermo, nonostante i mille terremoti intorno: “tu sei colibrì e come il colibrì usi tutte le tue energie per rimanere fermo”…
In fondo, siamo tutti un po’ colibrì